Mistretta

17 settembre 2019

Mistretta: “Paese acchiocciolato ai piedi del Castello, con le sue casucce rossastre piccole e affumicate”, è così descritta dalla scrittrice Maria Messina che qui visse fino al 1909, sino all’età di sedici anni. Figlia di un ispettore scolastico, costretta per necessità a girare nei vari paesi del centro sud per i continui spostamenti del padre, la scrittrice trascorse solamente cinque anni a Mistretta, quelli dell’adolescenza, il periodo dei suoi esordi letterari. Il legame che si è creato tra la scrittrice e i mistrettesi è diventato talmente forte che nel 2009 i suoi resti mortali furono traslati dal cimitero di Pistoia, ove morì nel 1944, a quello di Mistretta, dove oggi riposa accanto alla sua amata madre.
Ho iniziato il resoconto della nostra invasione n. 27 citando Maria Messina, non solamente per rendere omaggio a un’autrice ai più sconosciuta, stimata da Giovanni Verga, riscoperta da Leonardo Sciascia, ma anche per ricordare, ribadire e riconfermare la mia personale passione per gli autori siciliani del ‘900 e dello stretto e “misterioso” legame tra scrittura e fotografia. A prova di ciò, basti semplicemente richiamare alla mente quel sodalizio letterario, tra Capuana, Verga e De Roberto, impregnato di complicità fotografica e identificato come la “Triade di Catania”. Nelle opere dell’autrice, pubblicate dall’editore Sellerio, si ritrovano i luoghi e la gente di Mistretta che talmente ha amato da restituirne con pienezza tutto il suo fascino.
Proprio di fronte al “Sebar”, in via Nazionale dove, insieme agli amici Alfio, Franco, Rocco Giovanni e Davide, abbiamo consumato la nostra colazione, si trova il Circolo Unione (fondato nel 1846 come Casino di conversazione, poi divenuto Circolo Unione). È un edificio non solo luogo d’incontro e di svago, ma anche di forme aggregative per il conseguimento di obiettivi filantropici nell’epoca passata. Entrando, si ha la forte sensazione di rivivere il fascino d’altri tempi, dove ogni cosa sembra cristallizzata in tutta la sua bellezza. E ho iniziato a fantasticare di come la Sicilia, nella fattispecie Mistretta, fosse uno di quegli arcani cassetti di un immaginario “cantaranu”, quel mobile “chiamatu accussì picchì si metti nta li canti, nta li agnuni, pi nun dari fastidiu”. Ed allora cresce forte quella voglia, come bambini curiosi, di aprirli tutti “i casciola” per sbirciarci dentro. Ad aiutarci a soddisfare questo nostro desiderio di conoscenza, ci viene incontro il Signor Nino Dolcemaschio, la nostra esperta guida o, se più vi garba, colui che detiene le chiavi per aprire quei cassetti.
Passeggiando per le vie di Mistretta, diversi sono i luoghi da visitare, siti sia religiosi che civili. Nel nostro impegnativo “tour de force” abbiamo visitato:
La Chiesa di Santa Lucia che è la Chiesa Madre di Mistretta con il suo superbo portale, la Cappella del Santissimo Sacramento e il bellissimo Coro Ligneo; la Chiesa di San Francesco, dapprima inglobata nel convento delle Benedettine, che vi dimorarono fino al 1569, ceduta ai Padri Cappuccini, che lo ampliarono intorno al 1604, un’unica navata ricca di sculture lignee e dipinti; particolare è la piccola Chiesa di Santa Maria Annunziata quasi nascosta tra le case del quartiere, come caratteristica è la Chiesa di Santa Maria di Gesù dove contempliamo la statua di legno policromo dell’Ecce Homo e il Crocifisso, attribuiti a Frate Umile da Petralia.
Nel quartiere Santissimo Salvatore, ammiriamo l’abside decorata con un affresco del Cristo Pantocratore della piccola chiesetta omonima. Edificata intorno al XIV-XV secolo, progressivamente abbandonata e parzialmente demolita, restaurata alla fine del secolo scorso. Dal 2004 sede d’adorazione eucaristica perpetua, da quindici anni i fedeli si alternano giorno e notte, ventiquattro’ore su ventiquattro, nell’adorazione del Santissimo.
Alcune chiese purtroppo a causa di lavori interni di ristrutturazione non sono visitabili, ma restiamo comunque ammirati dalle loro facciate, come la singolare Chiesa del Purgatorio e la Chiesa della Santissima Trinità con il prospetto del XVIII secolo raffigurante la Santissima Trinità con tre figure umane uguali.
Un bel tuffo nel lontano passato lo facciamo visitando i numerosi palazzi nobiliari, tra i quali Palazzo Giaconia, Palazzo Scaduto, Palazzo Tita e lo scalone del Palazzo Russo, posto come fondale dell’atrio che ammalia con la sua seducente scenografia. Ognuno di questi palazzi racconta. Essi sono i custodi della memoria e dell’identità storica e culturale di Mistretta, come anche le fontane e gli abbeveratoi, che si ammirano nelle varie zone di Mistretta, tra le quali la caratteristica Fontana Pia. Testimoni di una civiltà contadina, luogo d’incontro e di socializzazione per le donne di casa, luogo di divertimento per i ragazzi di allora, anch’esse raccontano, fanno parte della storia delle famiglie e della comunità amastratina.
Io, Alfio e Franco, insieme alla nostra guida Nino e accompagnati dal cane “Polpetta”, non ci lasciamo sfuggire la visita ai ruderi sopravvissuti del castello arabo-normanno, risalente al 1083, situato sulla rocca che sovrasta la città e dove ammiriamo il paesaggio verso il basso e ci innamoriamo dell’immensa distesa dei tetti delle “casucce rossastre piccole e affumicate”.
La nostra ultima tappa è al Museo Regionale delle Tradizioni silvo-pastorali, inaugurato nel marzo 2007 e intitolato a Giuseppe Cocchiara, antropologo e studioso di tradizioni popolari, considerato il continuatore dell’opera di Giuseppe Pitrè. Nelle sale si può apprezzare una pregevole collezione di dipinti su vetro, la più interessante raccolta del genere esistente in Italia.
Anche stavolta con la professionale e squisita competenza della nostra guida Signor Nino Dolcemaschio, siamo riusciti ad aprire i cassetti del “cantarano”, in alcuni purtroppo non siamo riusciti a curiosare, proprio non ne volevano sapere di aprirsi, non so se dipende dal falegname o dall’artigiano, certamente non è un difetto né nostro né della nostra brava guida, forse il “Restauratore” non ha né voglia né interesse, o forse …
La sera si avvicina veloce, una leggera foschia sale su dal mare e inizia ad insinuarsi tra le vie e i vicoli di Mistretta e noi riprendiamo la strada del ritorno, con il pensiero rivolto alla nostra prossima invasione.
Rogika