Palagonia

29 maggio 2019

Santa Febronia è la Santa Patrona di Palagonia in provincia di Catania, mistica vissuta agli inizi del IV secolo in Siria nell’antica Nisibis (l’odierna città turca di Nusaybin).

Nell’anno 305, durante la persecuzione contro i cristiani, ordinata dall’imperatore Diocleziano, fu condannata al martirio, ricordato come uno dei più lunghi e cruenti patiti dai cristiani in quell’epoca. Una tra le tante leggende narra che un padre cappuccino proveniente da Roma e diretto a Militello in Val di Catania trasportando alcune reliquie, tra le quali quelle di Santa Febronia, fu costretto da un violento temporale a cercare rifugio nelle grotte delle “Coste”. Le “Coste” sono una lunga striscia (in dialetto siciliano costa) di una montagna tra Palagonia e Militello in Val di Catania. Il cappuccino ogni volta che intendeva riprendere il cammino, la pioggia e le intemperie glielo impedivano. Questo episodio fu interpretato come la volontà della Santa di restare in quel luogo, dove tutt’oggi è ancora venerata, in particolare nella vigilia della festa, quando le sacre reliquie e la statua della Santa sono portate in processione dalla Chiesa di Maria Ausiliatrice alla Chiesa Madre, dove viene celebrato il rito della “Spaccata ‘o Pignu” con la successiva apertura della cappella che ne custodisce il fercolo.

Con questa premessa, inizia la nostra “Invasione” n. 26 a Palagonia.

Si parte, stavolta, mezz’ora dopo il sorgere del sole, concordiamo l’appuntamento al casello autostradale di Giardini Naxos, insieme a noi si aggregano Angelo, Rocco e la “new entry” Mario.

La prima tappa è al Capital Bar di Palagonia, dopo aver consumato la nostra colazione, procediamo in direzione della Basilica paleocristiana di San Giovanni. Un sito singolare e di particolare interesse di cui si conservano l’abside ed alcune colonne, collocabile attorno al VII secolo d.C. Per le sue piccole dimensioni, si riteneva fosse poco adatta a contenere i fedeli, al punto che si è ipotizzata la possibilità che essi assistevano alle funzioni dall’esterno. La chiesa non ha delle vere e proprie pareti laterali, ma una serie di archi entro i quali erano inserite delle porte che venivano aperte durante le funzioni. Alcuni documenti ci informano della sua appartenenza all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme.

Con le auto ci dirigiamo verso via delle Steppe, nella zona alta di Palagonia, per raggiungere la Chiesa Immacolata del Convento, dove troviamo ad accoglierci Don Arockiasamy P. Jayaseela Rajan Msfs, preventivamente avvertito della nostra visita dal “cicerone”, alias il nostro segretario Alfio. La Chiesa, in passato dedicata a Sant’Antonio da Padova, fu costruita nel 1592 con annesso convento dei Frati Minori Riformati, per volontà del barone Ferdinando Gravina De Cruyllas. Devastata dal sisma del 1990, nel corso degli anni depredata di molte delle opere più belle: tele, pannelli decorativi in marmo policromo degli altari e per ultimo, nel 2000, del grande tabernacolo ligneo realizzato da Fra’ Cherubino d’Aidone, che completò l’opera nel 1721, dopo dieci anni d’intenso e straordinario lavoro d’intaglio ed intarsio, interamente spogliato di tutti gli elementi decorativi che lo impreziosivano. Nel maggio del 2012, un comitato di cittadini, denominato: “Riapriamo la Chiesa dell’Immacolata”, con una lodevole iniziativa promuove una raccolta di fondi finalizzati alla realizzazione degli interventi necessari per la ricostruzione del tabernacolo ligneo. E insieme al notevole contributo delle Confraternite di Palagonia e anche alle prestazioni professionali e manodopera gratuite, la chiesa è stata riaperta al culto nell’antivigilia di Natale del 2013.

Alle 11:00, appuntamento con il Sig. Antonino Condorelli, alla Chiesa Madre San Pietro Apostolo, che è situata nella parte opposta del paese a dominare l’intero centro abitato. In chiesa abbiamo anche il piacere di fare la conoscenza con Don Sebastiano Di Benedetto che ci omaggia di un graditissimo volumetto: “Santa Febronia. Vergine e Martire sotto Diocleziano”, della studiosa Maria Stelladoro. Insieme al Sig. Antonino, dopo aver conosciuto le opere presenti all’interno della chiesa, tra le quali la Cappella di Santa Febronia, chiusa in attesa della solenne festività, ci incamminiamo per le ripide stradine della “vecchia” Palagonia alla scoperta di quelle poche antiche chiese rimaste, tra le quali la Chiesa del Crocefisso e alcuni palazzi nobiliari di notevole pregio architettonico, i Palazzi Politini, oramai in totale decadenza. Palagonia è, ai più conosciuto come il paese dell’arancia rossa. Il paese dove l’arancia è considerata preziosa come l’oro. Le arance sono il simbolo e insieme il vanto del territorio: “L’oro rosso” dei contadini palagonesi. Un settore, questo agrumicolo, che da qualche tempo sta subendo una forte crisi, anche e soprattutto per la spietata concorrenza dei mercati del bacino mediterraneo che “comandano” la grande distribuzione. A questo aggiungiamo la brutale e implacabile espansione dei centri commerciali con prodotti che poco o nulla hanno a che vedere con la Sicilia e che hanno costretto alla chiusura i piccoli negozi e le botteghe a carattere familiare.

Approfittiamo dell’ombra dei grandi “Ficus Benjamin”, in Piazza Municipio, per concederci la nostra “pausa panino” prima di incontrare il Prof. Gaetano Interlandi che ci accompagnerà alle Coste di Santa Febronia. Il complesso archeologico più importante di Palagonia, situato sulla punta estrema degli Iblei. Da qui si gode un affascinante panorama dell’Etna e della piana catanese. Le “Coste” sono state abitate sin dall’era preistorica. Lungo il sentiero, ad altimetria variabile, che percorriamo per raggiungere l’Oratorio di Santa Febronia ammiriamo anche delle antichissime necropoli con tombe a grotticella, successivamente mescolate a cameroni di età bizantina ed altomedievale. L’oratorio di Santa Febronia è una piccola chiesa interamente scavata nella roccia risalente al VI o VII secolo a.C.

L’antica basilica, ricavata con molta probabilità da una precedente tomba preistorica, che attraverso varie trasformazioni fu, in seguito, adibita a luogo di culto. Ha una pianta quasi quadrata e sopra un altare monolitico, inserito in una nicchia, si trova un bellissimo affresco del Cristo Pantocratore con due angeli oranti, con a destra la Vergine Annunziata ed a sinistra l’Arcangelo Gabriele. Ai lati della nicchia altri due affreschi il martirio di Santa Febronia, a sinistra e quello di San Bartolomeo, a destra. Affreschi di epoche diverse, con controversa datazione, si ipotizza tra il XIV e il XVII secolo. Nella parete a seguire, sul lato lungo sono raffigurate Santa Lucia, Sant’Agata e Sant’Anastasia. Al centro dell’oratorio dal piano di calpestio si scende attraverso dei gradini in un ambiente a “T” nelle cui pareti sono ricavate le nicchie con funzione di colatoi (putridarium).

Dopo aver ascoltato con molto interesse, le descrizioni del Prof. Interlandi iniziamo, muniti di stativi e faretti, a fotografare in assoluto silenzio questo luogo straordinario e pieno di meraviglia.

Il Parco Archeologico è gestito con amore e cura dal Gruppo Scout A.G.E.S.C.I. Palagonia, che si avvale anche di piccoli contributi e della collaborazione di persone esperte del luogo, per rendere fruibili a tutti noi questo luogo d’incomparabile valore storico.

Un dovuto ringraziamento da parte di noi “invasori” alla solerte Signora Carmela Benincasa, della Segreteria del Sindaco, che con il suo interessamento ha reso possibile la visita a luoghi che normalmente sono chiusi.

C’è una Sicilia poco conosciuta quasi misteriosa, c’è una Sicilia verde e luminosa e c’è anche una Sicilia arida, affascinante e desolata. Da sempre noi di “Taoclick” andiamo alla ricerca di quella Sicilia lontana dai clamori del turismo mordi e fuggi e lontana dalle rotte degli autobus turistici. La Sicilia che noi amiamo, provando a ripercorrere i sentieri della nostra cultura e della nostra storia, facendoci si ammaliare dalle antiche vestigia, ma senza rinunciare alla scoperta dei piccoli borghi dove il tempo sembra essersi fermato.

Lo sappiamo bene che siamo un’isola dentro l’isola e che per quanto complessa, contorta, complicata possa essere, ne siamo profondamente orgogliosi.

Un abbraccio a tutti.

RGK