Leonforte e Assoro

15 Marzo 2018

La breve sosta a Leonforte è stata un incantevole incontro con la storia secolare del paese: ‘u traficu pp’abbirsari l’artaru da dedicare a San Giuseppe. Il caso, la fortuna, la circostanza, un coppu ‘i c… (chiamatelo come volete!) di fermarci a prendere un cornetto e un caffè in piazza Carella, ha fatto in modo che ci imbattessimo a chiacchierare, come di solito facciamo, con un gentile signore del luogo, il quale tra un discorso e l’altro ci chiede se siamo interessati a fare delle foto ai preparativi ed agli allestimenti di una “tavolata” di San Giuseppe. Ovviamente non ci lasciamo sfuggire questa inaspettata e gradita occasione. Le famiglie che si apprestano, “per voto”, a preparare questa tavolata, occupano una stanza della loro abitazione, dove approntano un grande baldacchino di veli bianchi e dove spicca l’immagine di San Giuseppe o della Sacra Famiglia. Il nostro “artaru” si trova al primo piano di una casa in via Venticinque, casa che si trasforma per l’occasione in una piccola chiesa. Al piano terra, tra garage e scantinati, vi è invece “ ‘u traficu” delle donne che si riuniscono per mondare e cucinare come sacerdotesse devote. Mani esperte ripuliscono cardi e tagliuzzano finocchietti, che verranno poi impastati con acqua, farina, mandorle e frutta secca. Ogni cibo racconta una straordinaria tradizione che si tramanda da secoli. Prima di andarcene e riprendere la nostra strada, veniamo invitati a prendere un caffè che ci viene offerto accompagnato da un dolce fatto in casa. Abbiamo trascorso momenti di grande umanità e gentilezza, gli stessi che abbiamo trovato in un panificio all’angolo di Piazza Margherita, dove donne di tutte le età lavoravano il pane per le famose “cuddure” che avrebbero addobbato l’artaru. Proseguiamo verso la Granfonte, per i leonfortesi “Vintiquattru Cannola”, una fontana monumentale in stile rinascimentale-barocco fatta costruire dal Principe Branciforti sui resti di una antica fontana araba, dove un gruppo di donne che cantano, è intento al lavaggio dei cardi raccolti per l’occasione. Il tempo di scambiare due chiacchiere e di ammirare il forte senso di comunità che il paese di Leonforte ci ha trasmesso con semplici gesti e forte attaccamento alla memoria del passato. Proseguiamo verso Assoro, con la promessa fatta a noi stessi di ritornare in momenti futuri nel paese del leone rampante.

Assoro è un’antichissima cittadina, crocevia di numerosi e antichi popoli, che con i suoi 900 metri di altezza domina la Valle del Dittaino, si presenta ai nostri occhi con il garbo di un signore di altri tempi così come la nostra guida, il Signor Salvatore La Biunda, responsabile dei servizi turistici del Comune, che ci accoglie con cordialità e ci introduce per le vie del paese. La nostra meta principale è la Basilica di San Leone in via Crisa (dal nome del Dio Chrysas venerato dagli agricoltori della zona e da cui prende il nome il fiume che scorre nei pressi del paese), dichiarata, nel 1933, Monumento Nazionale per la sua bellezza artistica. Costruita nel 1186 per volontà di Guglielmo II il Buono, venne donata alla zia Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II e sposa di Enrico VI, a sua volta figlio di Federico Barbarossa, si articola a tre navate disposte a croce latina. Appena varcato il portone d’ingresso siamo stati investiti dall’immane bellezza artistica e architettonica del suo interno. Gli stucchi, gli affreschi, i marmi, il soffitto ligneo originale del 1490, fanno della Basilica di San Leone uno stupendo spaccato della storia dell’architettura e dell’arte sacra siciliana. Una delle basiliche più belle da me visitate nel cuore della Sicilia, chi la vede rimane estasiato e ogni angolo diventa nutrimento per i propri occhi. Un capolavoro dell’arte non adeguatamente inserito negli itinerari turistici e culturali regionali, che merita la massima diffusione per chi ha veramente a cuore le sorti della nostra isola. Anche la visita alla Chiesa di Maria SS. degli Angeli è stata davvero interessante. Alla chiesa si accede attraverso una monumentale scalinata dove al centro si erge una croce in pietra. All’interno si possono ammirare splendidi affreschi in stile barocco. L’ardua salita al Castello di Valguarnera, situato nella sommità del Monte Stella, è stata premiata da una spettacolare vista del meraviglioso paesaggio.

Nota personale:

La Sicilia è tra le regioni d’Italia con il maggior numero di siti riconosciuti nel patrimonio UNESCO, e meta ambita del turismo. Secondo l’Osservatorio turistico nei primi sei mesi del 2017 si è registrato un incremento del 20 per cento di arrivi rispetto all’anno precedente. Nonostante l’aumento del turismo, la bellezza del patrimonio culturale siciliano è offuscata dal degrado, dall’incuria, dall’abusivismo e dalla strafottenza. In Sicilia ci sono siti di una bellezza incredibile che non sono assolutamente valorizzati, molti addirittura sono in uno stato pessimo. C’è l’assoluto bisogno di ripristinare i nostri gioielli architettonici che tutto il mondo ci invidia anche con l’aiuto della tecnologia, paradossalmente i nostri patrimoni UNESCO sono pari a sette e sono in numero eguale a quello di una nazione, l’Egitto, considerata una delle mete del turismo internazionale. Un patrimonio forse poco sfruttato, che potrebbe consentire alla nostra regione di vivere di turismo per 365 giorni all’anno con tutte le attività legate a questo settore e le opportunità di lavoro che ne potrebbero derivare. Di chi è la colpa? Forse anche di noi siciliani che stiamo iniziando a disamorarci della nostra terra ed ad odiare la stessa aria che respiriamo? O forse di una incapace classe politica e di una squallida classe dirigente, di qualsiasi colore indistintamente, che tutto può e pretende di fare e disfare, ma che non merita assolutamente di poggiare i propri piedi in questa terra baciata da Dio?

Un abbraccio a tutti

Rogika