Calascibetta

31 ottobre 2017

Che la nostra isola, la Sicilia, fosse di per sé un piccolo continente, dove ti basta percorrere qualche chilometro per trovarti in luoghi profondamente diversi rispetto al tuo punto di partenza, è un dato che ci è stato tramandato e confermato dai tanti viaggiatori del passato, da quei famosi rampolli dell’aristocrazia europea del secolo d’oro del Grand Tour. E questo per quanto abbiamo letto, studiato e visto lo sapevamo; ma mai nessuno ci aveva avvisato di prestare attenzione, che questi luoghi facessero battere forte il cuore, al punto tale da rimanere senza fiato per la tanta emozione vissuta e per quanta bellezza i nostri occhi avessero visto.
Là, dove il tempo per lunghi interminabili attimi si ferma ed è come stare in apnea in quell’immenso mare di meraviglia.
Se il sommo vate Dante si affida alla guida di Virgilio per il suo viaggio nell’oltretomba, noi consegniamo le nostre “anime curiose” nelle mani del nostro segretario Alfio, per il viaggio negli “inferi” della nostra incredibile Sicilia (… che per l’ennesima invasione “taoclickiana” non ci ha tradito!).
La nostra prima tappa è stata a Libertinia, un piccolo paesetto frazione di Ramacca. Uno dei tanti borghi nati nel ventennio fascista per favorire lo sviluppo e la colonizzazione del latifondo siciliano. Spinti da curiosità, ci aggiriamo con le nostre reflex per le strade e gli edifici, che mantengono ancora la connotazione tipica dell’architettura del Razionalismo Italiano. Tra un click e l’altro incontriamo un simpatico vecchietto, il quale con la vivacità tipica dei siciliani, inizia a raccontarci alcuni episodi ed aneddoti della sua gioventù. La classica foto di rito a suggellare questo inaspettato incontro, una stretta di mano ed una frase che rimane “stampata” nelle nostre menti: “Grazie, mi avete rallegrato la giornata”.
Ci avviamo, in auto, verso la Necropoli di Realmese. Una necropoli di età protostorica, di tipo pantalicano, che si trova a circa 3 km da Calascibetta, dove si possono ammirare 288 tombe, dette “a grotticella”, scavate nella bianca roccia calcarea e risalenti all’età del ferro. L’area della Necropoli è attraversata dalla regia trazzera Calascibetta-Gangi, con tratti scavati nella viva roccia, che conduce al borgo feudale di Cacchiamo. Riprendiamo il tragitto con le nostre auto alla volta del Villaggio Bizantino, un insediamento rupestre d’epoca tardo Romana-Bizantina che si trova lungo il vallone Canalotto, all’interno di un bosco demaniale. Il sito è gestito dall’Associazione Hisn al-Giran (termine arabo che significa “fortezza delle grotte”), un’associazione culturale no-profit che si occupa della valorizzazione e la tutela dell’abitato rupestre, composta da studenti universitari, giovani laureati e liberi professionisti. Ci addentriamo per i sentieri del bosco per raggiungere il villaggio, che comprende due chiese rupestri a due piani ed una trentina di grotte di cui alcune a diversi piani, utilizzate come abitazioni anche in seguito e recentemente adibite a ricovero per gli animali dai pastori del luogo. Durante la visita ci è venuto spontaneo abbandonarci al silenzio, è stato come intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo e al contempo immergersi in un luogo pieno di storia e civiltà. Poi, abbiamo ripreso la via del ritorno con il cuore colmo di meraviglia e con la sensazione di aver visitato qualcosa di unico.
Dopo la pausa pranzo continuiamo la nostra invasione di Calascibetta, nome che deriva dall’arabo Qalat-sciabat che significa “castello sulla vetta”. Ci avventuriamo per le vie del paese senza una metà ben precisa, tra chiese e monumenti. Dopo, quando la giornata si “veste” di scuro e il freddo inizia a farsi sentire, decidiamo di ripararci nelle sale all’interno della Società Agricola La Terra Xibetana e della Società Cooperativa S. Pietro. Due piccoli Circoli di Conversazione, tra i tanti che ancora resistono in questa Sicilia che fatica a cambiare, che noi di Taoclick non trascuriamo di visitare durante le nostre “invasioni”, dove i vecchietti con l’immancabile coppola trascorrono le ore pomeridiane giocando a carte o a biliardo, dove le storie del passato sembrano voler raccontare qualcosa del presente. Dove i gesti, le parole e soprattutto i silenzi, fanno respirare quel copione teatrale che è la vita stessa.
E poi noi tutti siamo un po’ attori, senza un “canovaccio”, improvvisiamo!
D’altronde non sappiamo mai che cosa ci accadrà e come andrà a finire. In fondo la vita stessa è tutta un’improvvisazione e il copione, se esiste, nessuno l’ha mai visto.
Un abbraccio a tutti voi
Rogika