Caltabellotta e Burgio

23 e 24 Novembre 2017

Tutto comincia alle 5:00 del mattino, un po’ assonnacchiati, un po’ eccitati. Maciniamo chilometri, intervallati da qualche intermezzo fotografico e dalla rigorosa pausa colazione. Diversi e magnifici panorami scorrono davanti ai nostri occhi, dalla maestosità in lontananza della Valle dei Templi, alle piccole e caratteristiche cittadine come Siculiana, ed infine eccola, scorgiamo la nostra meta: Caltabellotta. Presi dall’euforia dopo quattro ore e mezza di viaggio, decidiamo di brindare con un po’ di vino di casa per poi rimetterci subito in viaggio verso la vetta. Lungo il percorso abbiamo modo di osservare le Necropoli Sicane, 22 tombe a grotticella di origine preistorica. Subito ha inizio la nostra avventura per le strade del piccolo borgo sicano, tra vicoli caratteristici, palazzi nobiliari diroccati, la Chiesa Madrice e il Castello del Conte Luna, che domina su tutto il paese, un luogo emozionante che offre dal punto di vista paesaggistico una visuale mozzafiato da quota 949 metri s.l.m. Grazie al Signor Michele Colletti, vicepresidente della Pro Loco abbiamo avuto modo di scoprire le meraviglie nascoste della piccola chiesetta rupestre della Pietà, di altre necropoli sicane sotto la chiesetta (oggi museo del contadino e del pastore) e del “sinistro” Eremo di San Pellegrino in mezzo alla nebbia. In quest’ultimo sito ci siamo resi conto di come tutto il mondo è paese: precarietà, noncuranza del patrimonio artistico e storico-culturale, negligenza da parte di amministrazione e soprintendenza. Abbiamo potuto osservare come l’eremo, in restauro, sia stato deturpato e imbruttito da una costruzione in cemento armato che stona visibilmente con l’estetica della struttura, di come le scalinate siano ostiche e di come persino un capitello non abbia avuto la sua giusta collocazione. Tra la nebbia, riflettiamo sull’importanza di curare e restaurare secondo lo stile architettonico l’opera, monumento che contribuisce al patrimonio culturale di un paese e di una popolazione. L’altra tappa di questa “Invasione”, Burgio, offre ben altri spunti di riflessione: dal Museo delle mummie al cimitero, dalla lavorazione delle ceramiche con un museo tenuto egregiamente, alla produzione di campane nell’antica fonderia (sin dal 1500), Virgadamo. Dove un gentilissimo Signor Luigi Mulè Cascio, genero dell’ultimo Virgadamo, ci illustra tutte le fasi delle lavorazioni per la costruzione delle stesse. Ceramiche e campane, due dei grandi vanti del paese. Camminiamo tra le vie del paese, percorrendo la “Via Crucis” con le sue 14 stazioni, attraverso vicoli suggestivi, ridenti vecchietti con cui intrattenersi in una piacevole chiacchierata e che ci scambiano per giornalisti. Una sorpresa inaspettata e non programmata, ma che si rivela affascinante ed impreziosisce la giornata: un presepe totalmente realizzato in terracotta che riproduce nei minimi dettagli una Burgio dei tempi antichi a cura dal Signor Paolo Pendola, che ci ha spiegato minuziosamente il progetto e la realizzazione dell’opera. Scomponibile in otto pezzi che dovrebbero essere esposti per la prima volta nel periodo natalizio di quest’anno. L’Invasione si chiude con la visita al laboratorio di ceramiche “Caravella”, maestri ceramisti dal 1857, cinque generazioni, dove nonno Giuseppe e la giovane nipote decoratrice sono ben disposti a spiegarci i procedimenti lavorativi anche con una dimostrazione in diretta. La Sicilia che non ti aspetti ma, che mostra e dimostra costantemente di essere ricca di sorprese, di bellezze nascoste, una terra che offre tanto a partire dal piccolo, da quei piccoli borghi e paesi cui nessuno dà grande importanza, dove chiunque si meraviglia di vedere un gruppo di fotografi che porta scompiglio, che cerca un dialogo, che crea interconnessioni tra loro e ciò che li circonda, che siano paesaggi, monumenti, bambini o anziani.
Luisa Barca