Cerami e Capizzi

11 dicembre 2016

In via Roma a Cerami, l’insegna gialla recita “Trattoria da Carmelina – 1949”. Entriamo, ci sediamo e ordiniamo.
Tra una pietanza e l’altra, accompagnando il tutto con un buon bicchiere di rosso locale, discutiamo della nostra mattinata trascorsa al Borgo Giuliano, uno degli otto borghi rurali costruiti in Sicilia dall’E.C.L.S. , delle difficoltà incontrate lungo la strada per raggiungere il Ponte di Cicerone (stavolta Alfio si è superato!!), un antico ponte menzionato sembrerebbe nelle “Verrine” del celebre oratore latino, e della nostra lunga scarpinata (Ernesto la prossima volta allenati!) per raggiungere il castello dal quale abbiamo goduto di uno spettacolo unico, ammirato in totale silenzio.
Parliamo di fotografie, degli scatti fatti e dell’ottima luce che la giornata ci ha regalato. Poi ad un certo punto, chissà come, ci sorge un dubbio amletico che, conoscendoci, avrebbe potuto addirittura rovinare la nostra uscita fotografica: “Ma la signora Carmelina campa ancora?”. E allora, al solito nostro, iniziamo a fare le nostre deduzioni con calcoli e congetture strane. Il tutto poi si risolve magicamente quando, girando lentamente le nostre teste verso il tavolo vicino all’ingresso (provate a immaginare la scena di un film muto), vediamo una signora minuta con i capelli bianchi raccolti in un “tuppu” seduta davanti ad un bel piatto di lasagne fumanti. Ci avviciniamo, ci presentiamo e la conosciamo (Meno male!! Ci è andata bene!).
Usciti dalla trattoria iniziamo a girovagare per il paese con le nostre macchine fotografiche. Tra chiese e vicoli nascosti, tra panorami meravigliosi e scenari da favola, troviamo anche il tempo per scambiare due chiacchiere con gli abitanti del luogo. Si riparte alla volta di Capizzi (Augusto alla guida è una garanzia!).
La luce incomincia a “nascondersi” dietro le montagne, i lampioni del paese si accendono. Le campane annunciano l’inizio della messa serale e i capitini si avviano verso la “Matrice”. Sentiamo i loro passi frettolosi e ritmici, come di chi è in perenne ritardo, per le strade del paese pavimentate con sanpietrini. Ci avviamo quindi verso Piazza San Giacomo, al piano terra degli edifici storici che circondano la piazza si trovano diversi circoli. Ci avviciniamo per curiosare attraverso i vetri appannati: attorno ai tavoli o ad un biliardo, piccoli gruppi di anziani trascorrono la serata. Quasi tutti indossano con orgoglio l’immancabile “coppola”. All’angolo della piazza troviamo un piccolo bar, entriamo per un caffè. Troviamo seduti un gruppetto di anziani intento a parlare e che ci saluta con l’eleganza tipica dei siciliani. Ci è venuto spontaneo iniziare a conversare con loro. Ci raccontano, con fierezza e con un velo di tristezza mista ad un forte senso di dignità, che riescono a “mantenere” con le loro piccole pensioni i tanti giovani del luogo alla continua ricerca di una occupazione per mantenersi, di un “miraggio” che tarda a venire. Gli chiediamo una foto ricordo, si mettono ordinatamente in posa. Gli promettiamo di regalargli lo scatto, loro ci offrono sorridendo il caffè. Salutiamo e chiudiamo piano la porta con doveroso rispetto.
Noi le promesse le manteniamo …
Un abbraccio a tutti voi
Rogika, Alfio, Ernesto ed Augusto
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