Raccuia e Ucria – 29 settembre 2021
Dopo 467 giorni di reclusione forzata causa Covid-19, gli indisciplinati fotografi di “Taoclick” tornano ad invadere la loro amata Sicilia. Appuntamento alle 7:00 e partenza per Raccuja e Ucria. Allo storico e stoico gruppo, per questa invasione mi sono aggregata anche io.
Giungiamo a destinazione dopo circa due ore di strada facendo una piccola deviazione per ammirare, in mezzo ai boschi di alberi di “nuciddari” e castagni, i “tholos”.
Dopo una breve pausa per fare colazione, si decide di cominciare la visita di Raccuja alla vecchia maniera: tutti liberi di andare e gironzolare per le viuzze del paese e appuntamento alle 11:00 al Castello Branciforti.
Chi tira dritto, chi a destra, chi su e chi giù invadiamo un paesino di 600 anime ancora dormiente sebbene fervono i preparativi per la festa di San Michele: le “signuruzze” comprano il pesce dall’unico pescivendolo che arriva fin qui una volta a settimana, il macellaio che prepara le frittole, la Chiesa Madre aperta e le altre o chiuse o diroccate, pochi resti di antiche dimore con meravigliosi cancelli in ferro, portali e portoni finemente decorati.
Al Castello Branciforti restaurato poche testimonianze integre del tempo e alberi di melograno e “nzinzuli” (giuggiole) da fare in brodo.
Lasciato Alessandro solo in paese a rubare altri scatti inediti, tutti gli altri ci avviamo verso il borgo San Silvestro, frazione di Sant’Angelo di Brolo, per una breve, si fa per dire, pausa ristoro.
Al rientro, recuperato l’ultimo invasore ci avviamo verso Ucria.
Prima tappa il cimitero per ammirare i ruderi della Chiesa di Santa Maria della Scala con il suo campanile del 1500. All’interno la chiesa custodiva la statua della Madonna della Scala, opera attribuita alla bottega d’arte dello scultore palermitano Antonello Gagini, oggi posta all’interno della Chiesa Madre del paese. Adiacente la Chiesa del Rosario con il suo campanile a mosaico.
Attraversando un suggestivo labirinto di viuzze e vicoli e recuperata al volo la chiave, si giunge alla Chiesa della SS. Madonna dell’Annunziata, costruita verso la fine del XIV secolo e riedificata nel XVI dai Frati Francescani. Di notevole pregio il portale in pietra arenaria che riproduce figure di angeli e leoni. È custodito al suo interno il gruppo marmoreo dell’Annunciazione, del XVI secolo, opera attribuita allo scultore palermitano Antonello Gagini. L’eroico Davide sale sul campanile in stile arabo-normanno.
Giunge così al termine la nostra 34^ invasione e dopo una piccola deviazione per ammirare al tramonto la Rocca di San Marco, si rientra a Taormina.
Antonella Gallodoro