Grammichele e Caltagirone

13 febbraio 2019

Noi di Taoclick, mantenendo sempre fede al nostro progetto che ci vuole “invasori” dei luoghi della nostra isola che raccontano la “storia”, quei luoghi che sono il ritratto della vita e della cultura siciliana, abbiamo questa volta puntato gli obiettivi delle nostre macchine fotografiche in direzione di “Grammiceli”.

“Magnus Michael” è l’antico nome dell’odierna Grammichele. La nuova città fu interamente rifondata e ricostruita nel piano di San Michele da Carlo Maria Carafa Branciforti principe di Butera e della Roccella, erede di uno dei più ingenti patrimoni feudali della Sicilia, tre mesi dopo il devastante terremoto dell’11 gennaio 1693 che distrusse completamente il borgo contadino di “Echetla”.

La caratteristica peculiare di Grammichele è la sua piazza centrale con pianta esagonale, di chiara ispirazione rinascimentale, disegnata dall’architetto Fra’ Michele da Ferla. La piazza, che ovviamente porta il nome del Principe, costituisce (insieme alla città fortificata di Palmanova in Friuli) un unicum in Italia. Da ogni lato dell’esagono si diramano le vie principali che dividono la città in sei sestieri. Nel magnifico scenario della piazza spiccano gli importanti monumenti cittadini come la Cattedrale del 1700, il Palazzo Comunale, la scultura bronzea dell’artista Paolo Guarrera che ritrae il principe Carlo Maria Carafa e al centro l’orologio solare più grande di tutta la Sicilia. Si tratta di una monumentale statua di bronzo dell’artista turco Murat Cura (il principe aveva concepito Grammichele come una città del sole realizzando nel centro della piazza principale una grande meridiana a forma di croce, rimossa nei primi decenni dell’800), che rappresenta un uomo inginocchiato simboleggiante il tempo, avvolto da una serie di cerchi che richiamano la sfera celeste e lo imprigionano inevitabilmente nel suo tempo. La scultura trasforma lo spazio urbano in un grande orologio solare e funge da elemento ordinatore del disegno della pavimentazione su cui sono riportati i simboli dello zodiaco.

Grammichele è anche conosciuta come la “Città delle Meridiane”, in onore del Principe Carlo Maria Carafa, appassionato di scienze astronomiche e di studi matematici, che si possono ammirare nelle varie piazze cittadine.

Decidiamo di soddisfare la nostra curiosità dirigendoci con l’auto al piccolo borgo medievale di “Occhiolà”, l’antica “Echetla”, menzionato dallo storico di Agira Diodoro Siculo. Ovviamente, come ci capita spesso nelle nostre “invasioni”, troviamo il cancello chiuso con un grosso lucchetto. Non ci scoraggiamo e non ci facciamo prendere dal nervosismo, sappiamo bene che per affrontare certi “malcostumi” oramai radicati, dobbiamo fare affidamento alla nostra perenne sete di conoscenza che si traduce con il famoso detto: “Chi fa da sé, fa per tre!”. Troviamo comunque il modo di entrare. Percorrere gli itinerari all’interno del parco è stato come fare un viaggio nel passato: le rovine medievali raccontano di un paese di contadini e pastori che vivevano in piccole case e che svolgevano le attività quotidiane sulla strada dove si spaccava la legna, si cucinava, si filava e si chiacchierava. Alcuni scavi successivi invece hanno ritrovato i resti della città del III secolo avanti Cristo, con un santuario dedicato alle divinità Demetra e Kore, testimoniato dalle statuette votive qui rinvenute. Del castello trecentesco invece restano le mura e il corpo centrale e una fantastica vista sulla valle dei Margi.

Da evidenziare inoltre, la bellissima iniziativa realizzata tra il Rotary Club sezione di Grammichele e la Fondazione Terravecchia, di un itinerario con dei pannelli informativi dotati di “QR Code” con la possibilità di visionare con un semplice “smartphone” dei filmati che ripercorrono in un racconto rievocativo, i luoghi e i fatti di “Occhiolà” al tempo del terremoto del 1693 e dei giorni successivi.

Trovo inaccettabile invece che i nostri tesori archeologici, il nostro patrimonio culturale sia in totale stato di abbandono, in condizioni di degrado. Fa male al cuore ogni volta incontrare enormi difficoltà nell’accedere alle chiese e ai monumenti della nostra isola. Non sono mai riuscito a capire di chi siano le “vere” competenze, né a comprendere come il denaro per “mantenerli” in questo misero stato venga letteralmente sperperato. Tutto questo è di una tristezza infinita.

Dopo il pranzo in un antico palmento, ci dirigiamo alla volta di Caltagirone, approfittiamo delle ultime ore di luce per una breve passeggiata su per i centoquarantadue gradini della scalinata di Santa Maria del Monte, una sosta lungo le vie ad ammirare la sfarzosa facciata, simile a un giardino verticale, di Casa Saleri, meglio nota con il nome di Palazzo della Magnolia e per ammirare incuriositi i ceramisti che creano delle opere d’arte di notevole pregio.

Quando il sole inizia a nascondersi dietro l’orizzonte si rientra a casa entusiasti di avere aggiunto un altro piccolo e nuovo tassello al nostro progetto “Obiettivo Sicilia”.

Un abbraccio a tutti

Rogika