Noto

27 dicembre 2017

Noto …
“Free time” improvviso, deciso l’ultima ora della sera prima, anche questo con le signore, si parte senza una meta precisa, che addirittura viene cambiata durante il viaggio. Si opta per Noto, dato che il Presidente Ernesto non c’è mai stato! Imperdonabile! Città barocca ricostruita in altro luogo dopo lo spaventoso terremoto del 1693 che distrusse la Noto antica. Nel 2002 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO, insieme con altre città tardo barocche del Val di Noto.
Iniziamo la visita dai mosaici della Villa Romana del Tellaro, scoperta nel 1971 in conseguenza di scavi clandestini, al di sotto di una masseria di età sette-ottocentesca. I mosaici furono distaccati dalle sedi pavimentali e restaurati nei laboratori della Soprintendenza di Siracusa ed esposti per la prima volta nella Chiesa di S. Domenico a Noto nel 2003. Furono riposizionati nella masseria originaria ristrutturata, riqualificata e resa fruibile al pubblico nel 2008 (37 anni dopo la scoperta!).
Proseguiamo verso la città, posteggiamo ed entriamo attraverso la Porta Reale in via Vittorio Emanuele. Ottocento metri “dentro” il barocco! Lo sguardo fatica a scegliere cosa guardare, numerose e varie sono le bellezze che si parano davanti ai nostri occhi. Chiese, palazzi, portali, balconi, terrazze. Girovaghiamo fra le piccole vie barocche ammirando la struttura architettonica di questa città, che sembra uscita da un set cinematografico.
Una raffica di click merita il Palazzo Nicolaci di Villadorata, con le opulente balconate sorrette da mensoloni in pietra scolpita dalle grottesche figure … notevoli anche gli interni del palazzo. Non ci siamo fatti mancare le nostre solite intrusioni nei laboratori dei ceramisti, che ringraziamo per averci “sopportati”.
Chiudo con le parole di Vincenzo Consolo: «Tutti dovettero avere una grande superbia, un grande orgoglio, un alto senso si sé, di sé come individui e di sé come comunità, se subito dopo il terremoto vollero e seppero ricostruire miracolosamente quelle città, con quelle topografie, con quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie.»
Alla prossima.
Alfio Barca