‘U Signuri Longu – Castroreale (ME)
In occasione dell’arrivo a Taormina della nostra socia all’estero … Annalea, ho organizzato un “Free Time” fotografico a Castroreale per una festa particolare, la festa in onore del SS. Crocifisso (nel dialetto locale ’U Signuri Longu), miracoloso simulacro di cartapesta a grandezza naturale, opera di un anonimo plastificatore siciliano del XVII secolo, custodito e venerato nella Chiesa di Sant’Agata.
Ad esso è attribuita la miracolosa liberazione della città dal colera del 1854.
I fedeli del luogo lo chiamano – ‘U Signuri Longu – perchè tutte le volte che il Crocifisso viene portato in processione, viene issato su di un palo ligneo di cipresso lungo 13 metri, assicurato mediante un pesante canapo e inalberato attraverso un complicato meccanismo di pertiche lignee su di una vara di legno dal peso complessivo di circa 950 kg, portata a spalla da 16 uomini. A manovrare le forcine delle pertiche esperti “maestri di forcina”, che permettono al simulacro di muoversi tra le strette strade, spesso in discesa, dell’antico paese.
Secondo un’antica tradizione i “portatori” erano quasi tutti contadini, i “forcinari” artigiani del legno o assimilati.Durante la processione la Croce sembra muoversi lentamente sui tetti delle case.
Di seguito la storia dell’evento che diede origine a questa tradizione che risale al 1854, anno della terribile epidemia di colera che causò, in appena due mesi, oltre trentamila vittime nella città di Messina.
Molti messinesi cercarono di sfuggire al contagio riparando nelle campagne e nei paesi più vicini. A Castroreale giunse la signora Giuseppina Vadalà, moglie del messinese Orazio Nicosia, che risiedeva a Castroreale per lavoro.
La signora si rivelò già colpita dal male e la notizia, diffusasi rapidamente tra la popolazione, che fino a quel momento era rimasta immune, seminò allarme e costernazione. Si pensò di ricorrere all’aiuto divino, portando in processione il simulacro del Crocifisso venerato nella chiesa di S. Agata. Era il 25 agosto e quando la processione giunse presso la casa, in cui abitava il signor Nicosia, questi, allontanandosi dal letto, su cui giaceva la moglie ormai moribonda, assistita da un sacerdote, andò ad inginocchiarsi sul balcone e, volgendo gli occhi pieni di lacrime alla sacra immagine, implorò il miracolo. In quel momento sentì la voce della moglie, che da qualche ora non parlava più e, corso al capezzale, la trovò seduta sul letto come tornata alla vita.
Il miracolo riempì di gioia la cittadina, che non registrò nessun altro caso di colera.
Alfio Barca